sabato 11 dicembre 2010

Salmonellosi


E' una malattia provocata dalla salmonella, batterio che puo' colpire tutti gli animali domestici, dando luogo ad infezioni dell'apparato digerente e di conseguenza la diarrea. E una delle affezioni piu' diffuse sia negli animali che nell'uomo; la salmonella puo' essere definita il germe della sporcizia, perche' si trasmette attraverso la ingestione di alimenti infetti, provocando le famigerate tossinfezioni alimentari. Si puo' curare con antibiotici ma soprattutto osservando le norme igieniche e cuocendo bene gli alimenti. 

BRUCELLOSI


E' una infezione batterica che colpisce bovini e ovini. Analogamente alla tubercolosi, puo' essere trasmessa all'uomo con gli alimenti, il latte e suoi derivati, la carne poco cotta o per inalazione. E' una malattia sostenuta da un batterio, la brucella, che nell'uomo provoca la cosiddetta febbre maltese. Negli allevamenti e' temuta per i danni economici perche' provoca l'aborto, la diminuzione della produzione del latte e la sterilita'. La malattia e' stata sostanzialmente debellata con l'abbattimento dei capi risultati positivi ai test di controllo. 

TUBERCOLOSI

E' una infezione che colpisce bovini, ovini, suini. Anche l'uomo, i cani e i gatti possono essere infettati. Responsabile e' un micobatterio che si annida prevalentemente nei polmoni provocando la formazione di tubercoli, con gravi alterazioni della funzionalita' respiratoria. Se non curata con antibiotici la malattia puo' essere letale. La trasmissione dell'infezione puo' avvenire per via alimentare, dal latte crudo e derivati, dalla carne poco cotta, o per via inalatoria. Nei decenni scorsi sono stati effettuati interventi di risanamento della popolazione bovina, attraverso test antitubercolinici ed eliminazione dei capi risultati positivi. Sostanzialmente la tubercolosi bovina e' stata eliminata, cosi' come possibili rischi di contaminazione dal latte sono esclusi con la pastorizzazione. La pastorizzazione e' un trattamento termico che consente di conservare per un periodo di tempo alcuni alimenti, tra quali il latte, eliminando alcuni batteri pericolosi per la salute. 

MALATTIE CAUSATE DA CRICETI E RODITORI ALL'UOMO E AD ALTRI ANIMALI


Principali Zoonosi causate da roditori e conigli nani:

- Coriomeningite linfocitaria: virus (criceto, porcellino, topolino, ratto) serbatoio topo selvatico. Trasmesso via urina, feci o morsi

- Salmonellosi: batterio (porcellino e coniglio) praticamente mai trasmesso all'uomo da animali da compagnia

- Pseudotubercolosi: batterio, (porcellino e coniglio) trasmissione all'uomo possibile, sintomi: dolori addominali e all'inguine. Serbatoio uccelli selvatici e piccioni

- Pasteurellosi: batterio (coniglio) infezioni da morso possibili

- Tubercolosi: batterio trasmesso dall'uomo agli animali (porcellino d'india e coniglio) e non il contrario

- Listeriosi: trasmissione poco probabile

- Micosi: funghi (soprattutto porcellino, raramente coniglio, criceto, e gerbillo) un animale apparentemente sano può essere portatore della malattia.

- Vermi: piccolo verme solitario raramente nei bambini, problema dell'igiene

- Parassiti della pelle: (rogna specifica per ogni specie) non permangono sull'uomo ma possono morderlo
Si raccomanda di far visitare i propri criceti solo da veterinari esperti in animali esotici.

Dermaflex Cerotto Spray

Quando un animale subisce una ferita, sia accidentale che dovuta a un intervento chirurgico, diventa soggetto ad infezioni causate dall'ambiente in cui vive quotidianamente. Visto che è impossibile tenere un animale in un ambiente sterile, si ricorre sempre a bende e cerotti. Chiunque sa quanto sia difficile impedire che l'animale li rimuova o che non li sporchi rischiando un'infezione.

Dermaflex risolve questi problemi:
- protegge la ferita da infezioni, insetti ed altri agenti irritanti
- è una fasciatura antisettica e trasparente che permette di controllare la rimarginazione della ferita
- mantiene il corretto livello di traspirazione dell'epidermide rispettandone il Ph
- è facilmente e velocemente utilizzabile su qualunque parte anatomica, anche le più difficili da raggiungere
- è utilizzabile su abrasioni, bruciature, lacerazioni ed interventi chirurgici
- si è dimostrato efficace su tartarughe, uccelli, furetti, roditori ed altri animali

Dermaflex è una fasciatura flessibile e non tossica creata espressamente per gli animali. E' un polimero di base applicabile a mezzo spray. Quando applicato, si genera una pellicola trasparente e flessibile che si asciuga in meno di 60 secondi. Possono essere applicati più strati a seconda del grado di protezione che si vuole raggiungere e della locazione della ferita.
Pulire e disinfettare la ferita prima dell'applicazione per eliminare ogni veicolo infettivo pre-esistente. La pellicola può essere lasciata sul corpo dell'animale per più giorni fino a quando la ferita non è completamente rimarginata.
All'avvenuta rimarginazione della ferita la pellicola può essere lasciata cadere oppure rimossa con un po' di acqua tiepida.
Se accidentalmente ingerita, non viene assorbita dall'organismo e viene espulsa con le feci.

LE AFFEZIONI DERMATOLOGICHE



E' necessario osservare le condizioni del manto molto attentamente: in caso di malattia, il roditore perde infatti rapidamente i peli e alcune affezioni come la tigna possono essere contagiose per i bambini (zoonosi) abituati a toccare spesso il loro animaletto. Tra i parassiti della pelle ricordiamo le pulci, gli acari e i pidocchi. Il primo segnale di un'affezione cutanea è spesso la perdita di pelo, detta alopecia, seguita da irritazione e prurito.

La tigna: causa delle lesioni circolari con perdita di pelo e deposito di una "polvere" bianca simile alla forfora finissima. Non dà irritazione.

La scabbia: causa pruriti, croste spesse, foruncoli rossi con un punto nero al centro e perdita di pelo.

Ascessi: portano alla formazione di una grossa bolla molle e calda, piena di pus.

Ulcerazioni: si formano sotto le zampe, spesso causate dalle cattive condizioni igieniche, causate per esempio da una lettiera sporca e troppo umida o da una gabbia non ben curata.

La Pica: una perversione del senso del gusto che lo induce a mangiare il proprio pelo.

MALATTIE DEI CRICETI E DEI RODITORI

Un animale malato resta immobile, ha di norma il pelo opaco e tende a nascondersi. Visto che è difficile misurargli la temperatura, non ci si può basare su questo per un'eventuale analisi. Sarà invece necessario osservare l'ano dell'animale per controllare se è sporco o ci sono segni di diarrea, controllare la respirazione, gli occhi e le zampe; il suo ventre deve essere morbido e non gonfio.

sabato 4 dicembre 2010

Causa della malattia


Le malattie della selvaggina possono essere classificate secondo il seguente schema:
- malattie da cause accidentali;
- malattie da cause ambientali;
- malattie infettive e parassitarie;
- malattie ereditarie e congenite.
Le malattie da cause accidentali sono quelle derivate da cause fisiche e tossiche.
Un animale può ferirsi, procurarsi lesioni traumatiche o intossicazioni in moltissime circostanze. Un
pericolo per gli animali può essere rappresentato in alcune zone dalla rete di canali di irrigazione e
di adduzione alle centrali elettriche. Per i volatili possono risultare micidiali le sempre più fitte linee
elettriche ad alta tensione ormai diffuse in tutto il territorio.
Spesso gli animali selvatici, soprattutto giovani, per la loro abitudine di immobilizzarsi e
nascondersi al sopraggiungere del pericolo, vengono uccisi o feriti da macchine agricole.
Anche il freddo o il caldo eccessivi possono produrre danni gravi ed anche la morte.
Le sostanze tossiche possono produrre avvelenamenti acuti, ma questi, se l'animale sopravvive,
generalmente non lasciano conseguenze una volta che l'organismo abbia eliminato il veleno e,
comunque, sono generalmente incidenti sporadici o strettamente localizzati ad aree circoscritte.
Assai gravi sono, invece le conseguenze delle intossicazioni croniche, magari da progressivo
accumulo dei prodotti tossici nell'organismo, come accade nel caso di molti insetticidi, in quanto
queste provocano spesso progressive alterazioni del comportamento, possono diminuire le capacità
riproduttive e la resistenza degli animali alle malattie o alle vicende climatiche. Le intossicazioni
croniche colpiscono spesso intere popolazioni, sia perché dovute a prodotti che vengono largamente
diffusi nell'ambiente, sia perché, ed infatti colpiscono maggiormente i predatori, si concentrano
progressivamente lungo una catena alimentare. Le malattie da cause ambientali sono legate alle
modificazioni dell'habitat. La diminuzione della biodiversità dovuta alla pratica agricola che
condiziona la presenza di monocolture o di una flora uniforme e costituita da relativamente poche
specie può provocare turbe alimentari negli animali per carenza di qualche elemento nutritivo
indispensabile. La mancanza di siepi o di zone di bosco dovute allo sfuttamento agricolo intensivo
di una zona, può lasciare gli animali selvatici senza ripari naturali contro le intemperie e senza la
possibilità di poter integrare efficacemente la loro dieta.
Anche l'aumento eccessivo di una popolazione può creare una situazione che rende difficile la
sopravvivenza dei singoli componenti a causa delle diminuite disponibilità alimentari e
dell'insufficiente spazio a disposizione che crea un profondo stato di stress negli animaliLe malattie
dovute a deficienze alimentari sono molto diffuse: si verificano quando le cellule non hanno a
disposizione tutti i principi nutritivi necessari alla loro sopravvivenza (proteine, minerali, vitamine
ed altre sostanze essenziali) e non possono svolgere le loro funzioni vitali. Le malattie infettive e
parassitarie sono quelle sostenute da organismi patogeni che invadono il corpo dell'animale e
provocano la malattia. Alcuni microrganismi vivono normalmente all'interno dell'organismo senza
causare malattie: ci sono numerose specie di batteri e protozoi normalmente presenti nel rumine, nei
ciechi intestinali e nell' intestino crasso che sono anzi essenziali alla vita dell' animale, infatti questi
convertono l' azoto non proteico in proteico, la cellulosa in acidi grassi assimilabili e sintetizzano
vitamine del gruppo B. Altri, anche se potenzialmente patogeni, spesso sono presenti megli
organismi, ma non li attaccano se non in presenza di un disequilibrio organico.
Spesso in Italia la gestione dei selvatici viene effettuata in maniera empirica, disattendendo un
approccio complessivo che consideri i molteplici aspetti dell'ecologia delle specie selvatiche e degli
agenti patogeni. Dei problemi sanitari ci si preoccupa solo se un'epidemia seria colpisce una
popolazione cacciabile o mette in pericolo la salute dell'uomo. Attualmente però si assiste ad una
inversione di tendenza con un crescente interesse per a tutto quello che riguarda la cura e le malattie
dei selvatici. Lo dimostrano i sempre più frequenti convegni tenutisi in Italia ed all'estero, il
proliferare di associazioni scientifiche sorte per studiare questa materia.

le malattie zootecniche

Igiene Zootecnica
Prima Parte
La Malattia
Introduzione
L'importanza di poter controllare in qualsiasi momento le condizioni sanitarie tanto degli animali
allo stato libero che di quelli in allevamento è evidentemente del più grande interesse. Mentre
l'attuazione sistematica di talune misure profilattiche abbastanza semplici e l'uso di gabbie adatte
consentono di evitare al novanta per cento le epidemie negli allevamenti e sono alla portata di tutti,
l'accertamento diagnostico dei casi sospetti di malattia dovrebbe sempre essere affidato a un
professionista. Ci si potrebbe chiedere, allora, a cosa possa servire questo capitolo, dato che è
evidente che nessuno potrebbe concentrare in poche pagine tutta la vasta mole di conoscenze
necessarie per un serio controllo sanitario. Tuttavia riteniamo che tutti coloro che hanno
responsabilità di gestione faunistica debbano avere alcune informazioni su questi argomenti.
In linea generale i veterinari, anche quando sono professionalmente molto capaci per quanto
riguarda gli animali domestici, non hanno esperienza per quanto riguarda la selvaggina. Questo è
dovuto al fatto che solo da pochi anni si sono cominciate a studiare approfonditamente le malattie di
questi animali e sono sorte società che si occupano di questi problemi. Non ci sono quindi molte
opere a loro disposizione per la consultazione in cui siano ricordate le malattie che dagli animali
domestici possono trasmettersi a quelli selvatici e, meno ancora, quelle che sono esclusive della
selvaggina. Peraltro alcune delle malattie che possono produrre seri danni negli allevamenti sono
banali malattie del bestiame, che talora assumono negli animali selvatici un andamento
particolarmente acuto e grave.
Un elenco delle malattie più importanti sotto l'aspetto epidemiologico può quindi essere utile per
indirizzare gli accertamenti del veterinario, mentre qualche cenno di tecnica delle autopsie può
consentire anche al dilettante di raccogliere i dati e il materiale che sono necessari al professionista
per stabilire la diagnosi.
Vi è un classico motto inglese che dice "The healthy animal is up and doing" cioè "L'animale sano è
in piedi ed è occupato in qualcosa". Questa massima esprime una profonda verità tanto sugli uomini
che sugli animali selvatici, e tuttavia si deve notare che in generale la maggior parte degli animali
selvatici, quando vengano esaminati con molta cura, risulta affetta da qualche parassita e spesso da
più di uno. In realtà anche questi animali devono essere considerati "sani", così come sono sani tutti
gli uomini che vanno a spasso per la nostra città, anche se, per esempio, quando andassimo a fare un
esame batteriologico della loro saliva, troveremmo che ospitano un piccolo giardino zoologico (o
meglio botanico) di batteri, anche altamente patogeni.
Negli accertamenti diagnostici non ci si deve arrestare al primo possibile agente patogeno
identificato, ma occorre condurre esami completi e soprattutto vedere se la sintomatologia
presentata dall'animale prima della morte si accorda con la supposta causa della malattia. Occorre
d'altronde tener presente che spesso, subito dopo la morte, gli agenti che l'hanno causata spesso non
sono più rintracciabili. Ciò è soprattutto frequente quando si tratta di malattie causate da virus o da
batteri che non resistono a lungo su tessuti morti; è quindi importante, nel caso che l'animale malato
sia osservato prima della morte, annotare accuratamente il suo atteggiamento, il suo aspetto, il suo
modo di muoversi e di comportarsi in modo da poter riferire ogni dettaglio al professionista.
Raccomandiamo quindi vivamente tanto al privato concessionario di una azienda faunisticovenatoria
che al funzionario responsabile di bandite demaniali, zone di ripopolamento ecc. di
stabilire una sistematica collaborazione con un veterinario di sua fiducia in modo da consentire a
questo ultimo di documentarsi ed eventualmente attrezzarsi per tempo per gli accertamenti
diagnostici, le misure profilattiche e quelle terapeutiche che sarà prima o poi, chiamato a praticare.

giovedì 11 novembre 2010

L’orzo comune (o orzo coltivato, o semplicemente orzo, per antonomasia) (Hordeum vulgare (L.) 1753), è tra le specie del genere Hordeum, quella economicamente più importante, da cui si ricava l'orzo alimentare da cui dipende una considerevole parte dell'alimentazione mondiale.

martedì 2 novembre 2010

gli atrezzi agricoli

L'erpice (detto anche frangizolle) è una macchina agricola portata o trainata dallatrattrice ed impiegata per lavori complementari nell'agricoltura, tipicamente per l'erpicatura. La prima raffigurazione di un erpice si ha nell'anno 1097 nell'arazzo di Bayeux[1].

il carro mi scelatore


Un carro miscelatore è una macchina agricola usata per pesare con precisione, miscelare e distribuire cibo ai ruminanti, in particolarebovini da latte e da carne. L'utilizzo del carro miscelatore fa parte della disciplina della zootecnia, rappresentando una delle tecnologie più avanzate di alimentazione animale.
Carro miscelatore
I carri miscelatori possono essere classificati in trainati, stazionari, semoventi e truck mounted (il cassone viene montato direttamente su un camion commerciale). Le loro capacità di carico variano notevolmente. I carri miscelatori trainati arrivano a 45 m3 circa, mentre i carri stazionari raggiungono anche gli 80 m3. I carri miscelatori semoventi non superano i 30 m3, mentre i semoventi truck mounted possono raggiungere i 40 m3 di capacità. Nelle aziende zootecniche italiane sono particolarmente diffusi carri miscelatori con capacità dell'ordine di 10-15 metri cubi.
Dal punto di vista della miscelazione, esistono 3 grandi filosofie di taglio e miscelazione:
  • orizzontale (da 1 a 4 coclee di taglio e miscelazione)
  • verticale o vulcanica (da 1 a 3 coclee di taglio e miscelazione)
  • miscelazione a pale (paddle system)
Il carico dei foraggi viene effettuato
  • in modalità autonoma, (con una fresa montata su braccio oscillante che viene appoggiato al fronte di taglio dell'insilato);
  • per mezzo di trattrice con caricatore frontale o
  • con fresa semovente montata su braccio oscillante.
Coclea di carro miscelatore

Rispetto all’alimentazione di tipo tradizionale, che non prevedeva la miscelazione tra foraggi e concentrati, l’uso del carro miscelatore favorisce una serie di vantaggi di carattere nutrizionale e gestionale:
  • riducendo la capacità di selezione da parte dell’animale verso gli alimenti più appetibili della dieta la cui assunzione viene diluita nel corso dell’intera giornata
  • stimolando un aumento di ingestione di sostanza secca
  • garantendo più uniformi e costanti condizioni dell’ambiente ruminale in cui non si evidenziano marcati picchi di fermentazione e conseguenti cadute del pH
  • limitando il rischio di disordini metabolici
  • permettendo l’utilizzazione di alimenti altrimenti poco appetibili
  • diminuendo i tempi e semplificando le operazioni di preparazione e distribuzione degli alimenti
Tutto questo porta ad uno status di maggior benessere per l’animale con una conseguente migliore risposta produttiva.
Decenni di esperienza di utilizzo del carro miscelatore abbinato all'alimentazione "Unifeed - TMR" dimostrano che è possibile ottenere aumenti di capacità produttiva delle bovine da latte pari al 10%-15%, con punte anche superiori al 20%. L'omogeneità e la perfetta miscelazione dei componenti costituenti la razione consentono di far assumere all'animale tutti gli alimenti necessari alla produzione di latte o carne di elevata qualità. Questi due fattori incrementano la redditività dell'allevamento. Inoltre, il risparmio di tempo nella preparazione e distribuzione del pasto, legato alla semplicità d'uso ed alla sicurezza di funzionamento dei carri miscelatori hanno consentito un considerevole aumento dell'efficienza aziendale degli allevamenti.
L’impiego del carro miscelatore è, comunque, legato alla qualità delle materie prime impiegate nella formulazione della razione. È di fondamentale importanza valutare la composizione degli alimenti (proteinalipidi, NDF, s.s., umidità, etc.) ed in particolar modo gli insilati e i foraggi.
La quantità di miscelate da preparare in un'azienda agricola dipende dalla dimensione dell’allevamento,dall’eventuale presenza di gruppi di alimentazione e dalle condizioni ambientali. Nel caso di allevamenti di modeste dimensioni, produrre due miscelate è consigliabile solo nel periodo estivo mentre in allevamenti di maggiori dimensioni è conveniente suddividere le bovine in lattazione in gruppi omogenei sulla base del merito produttivo e preparare miscelate specifiche per gli altri gruppi (manze, bovine in asciuta...)

lunedì 1 novembre 2010

la mia passione

questa sera vorrei svelarvi che non  ho solo questa passione ma anche la passione della pesca, mautimamente mki sono dedicato al pc perchè  ho conosciuto persone che mi hanno insegnato ad usarlo ed ora sono diventato molto bravo è vorrei ringraziare il mio mitico amicone per  avermi insegnato

domenica 31 ottobre 2010

l'alimentazione bovina coretta





Indubbiamente dei problemi zootecnici, relativamente al carattere latte, l'alimentazione ha un ruolo di primaria importanza.  Nei bovini è stato accertato che essa influisce sulla manifestazione del carattere per circa il 90%; infatti, l’acquisto di soggetti di elevato valore genetico rappresenta uno spreco se questi animali non vengono posti nelle migliori condizioni di allevamento e in particolare, se non vengono alimentati in modo razionale.  Alimentazione intesa non solo come quantitativo di alimenti da somministrare, loro composizione chimica, ma anche le modalità di somministrazione e lo stato fisico degli alimenti.  Gli errori alimentari si ripercuotono non soltanto sulla produttività ma anche sulla salute dei soggetti allevati e conseguentemente sull’economia aziendale. La bovina da latte reagisce rapidamente ad un errore alimentare come ad esempio una insufficiente razione, pertanto, si consiglia,  onde evitare sensibili perdite in produzione, di tenere alto il livello nutritivo della razione in proporzione alla produzione lattea.  Altro aspetto da non trascurare sono i costi di produzione ove l’alimentazione incide per circa il 60 – 80%, si rende necessario coltivare essenze foraggere a più bassi costi operando le  giuste scelte a seconda della zona di produzione, formulare giuste diete evitando lo spreco, quindi è indispensabile il ruolo di tecnici specializzati (agronomi, zoonomi, periti agrari) nello staff dirigenziale delle aziende zootecniche.    
Da quanto detto emerge che l’alimentazione:
a - Esalta la capacità produttiva degli animali.
b - Da essa dipende lo stato sanitario e la prevenzione delle malattie.
c - E' fattore economico delle produzioni zootecniche.
Per quanto riguarda il primo aspetto è sottinteso che l'organismo aumenta di peso, si sviluppa, in virtù della moltiplicazione cellulare e di differenziazione cellulare, che sono il risultato finale dell'assimilazione delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. L' influenza dell'alimentazione sulle caratteristiche morfo-funzionali degli animali sono visibili quando si osservano individui appartenenti alla stessa razza ma che vivono in ambienti differenti, alimentati in modo diverso. Gli animali iponutriti hanno sviluppo corporeo stentato, mole ridotta. Da ciò emerge che la razione alimentare deve essere bilanciata e deve contenere tutte le sostanze nutritive in giuste dosi (proteine, grassi, zuccheri, sostanze minerali, vitamine, sostanza secca).   
A parte i danni da carenze alimentari, diverse sono le disfunzioni quando si sbaglia  dieta con ripercussioni negative sul bilancio aziendale; infatti, somministrando foraggi deteriorati, oppure  razione con  insufficiente  contenuto energetico e  elevato contenuto lipidico, si può verificare la Chetosi o Acetonemia, che può arrecare seri danni al fegato dell'animale,  talvolta la morte. 
La chetosi insorge quando nel sangue si modifica il rapporto tra glucosio e gruppi chetonici (acido acetacetico, acetone, acido idrossibutirrico) con una riduzione del primo ed un aumento dei secondi. Il momento critico è il post parto quando la bovina depaupera se stessa consumando i grassi di riserva con formazione dell’Acetil Coenzima A che in questi casi può dare origine a corpi chetonici. Per prevenire la dismetabolia  occorre somministrare foraggi ricchi di fibra  grezza, arricchire la razione alimentare  con sostanze energetiche, proteine e vitamine, nei casi più gravi far ricorso al  veterinario e sospendere  la mungitura. 



gli auguri piu' sinceri

auguri è buone feste a tutti

sabato 30 ottobre 2010

IL BILANCIO AZIENDALE

IL BILANCIO AZIENDALE  COME SI FA' A SUPERARLO?
 AUMETANDO I NUMERI DI CAPI  DI BESTIAME E' BILANCIANDO LE SPESE  COMMERCIALI ,VENDENDO COSI IL LATTE PRODOTTO DELLE NOSTRE VACCHE DA LATTE.
IL LATTE CHE PRODUCONO DALLE NOSTRE VACCHE NON SI RIESCE AD ANDARE AVANTI PERCHE'  IL COSTO DELLA VENDITA è TROPPO BASSO è NON COPRE PIU LE SPESE FAMIGLIARI.ECCOLO QUI IL NOSTRO LATTE.....MUUUUUU

la razza italiana piu diffusa ela fisonaaaaaaaaa

cretizza nello stato di salute, nella fertilità,
nella longevità, nella mancanza di comportamenti
anomali, in sostanza anche in
una buona produttività (per quantità e
qualità).
Un approccio rivolto a comparare la
realtà con la situazione naturale degli animali.
Un approccio dal più ritenuto rispondente
è quello di valutare:
L’allevamento nel suo complesso:
microclima, edifici, attrezzature, management,
ecc in rapporto alle migliori esigenze
degli animali;
All’alimentazione, vista in termini tali
da coprire le esigenze delle diverse categorie
d’animali senza comprometterne lo
stato di salute;
All’animale stesso e in particolare al
suo aspetto (pelo, stato d’ingrassamento,
presenza di ferite, eccetera), alla diffusione
delle malattie, o anomalie metaboliche,
alla fertilità, alla quantità e qualità del latte,
al comportamento generale (timoroso,
se lecca inutilmente, se rumina, se è
assonnato.
3.0 - La gestione dell’allevamento
L’allevamento delle vacche da latte è
senza dubbio una delle attività più difficili
che oggi si possono intraprendere. L’allevatore
in diversi casi è contemporaneamente,
agricoltore, imprenditore, operaio,
… e deve affrontare ogni giorno problemi
d’organizzazione del lavoro, di scelte tecniche
agronomiche, di commercializzazione
dei prodotti rapporti con i fornitori
e con enti pubblici. Se, non ha una profonda
passione per il proprio lavoro, e,
non unisce la volontà a migliorare applicando
le tecniche della gestione più corrette,
difficilmente riuscirà ad ottenere
un’impresa zootecnica veramente valida,
al passo coi tempi e in grado di permettere
un utile economico. (foto 7)
E’ convinzione comune di diversi allevatori
che l’alimentazione delle vacche sia
il fattore principale sia fa la differenza tra
una azienda con produzioni per capo elevate
rispetto agli altri. L’alimentazione è
importante, ma non bisogna sottovalutare
gli aspetti della gestione della riproduzione
e produzione. La gestione e organizzazione
della riproduzione di un allevamento
di vacche da latte, l’allevatore può
intervenire, può, fare scelte adeguate alle
necessità dell’allevamento in base al clima,
alla stagione, di conseguenza può intervenire
sulla produttività dell’allevamento e
di conseguenza sulla redditività.
Compito dell’allevatore di vacche da
latte per gestire correttamente l’allevamento
è riuscire ad ottenere le maggiori
produzioni, nella sua realtà aziendale con
il minor sforzo economico. Visto che l’allevamento
è costituito da animali dove
ognuno di loro ha una propria biologia,
una propria genetica, una propria morfologia,
una propria individualità, una propria
fisiologia, compito dell’allevatore è di
ottenere il massimo da ognuna delle sue
vacche. Per ottenere questo è importante
conoscere ciò che avviene in azienda e
tentare di prevedere cosa potrà avvenire
nel breve e medio termine. Diventa indispensabile
una corretta registrazione dei
dati con sistemi attendibili di archiviazioni
ed elaborazioni dove sia possibile effettuare
previsioni sia a breve sia medio e
lungo termine attendibili.
Con i dati di previsioni attendibili, a
disposizione, è possibile fare scelte aziendali,
agronomiche, e di mercato consone
all’azienda. Nell’allevamento di vacche da
latte non è possibile improvvisare. Tutto
deve essere programmato. Chi ha provato
ad avventurarsi in improvvisazioni, si trovato
con problemi e difficoltà.
4.0 - L’autocontrollo
La produzione del latte in Italia ha vissuto
nell’ultimo decennio importanti
cambiamenti che ha coinvolto l’azienda
agricola talvolta in modo talmente radica-
84
Alta Qualità
Foto 7 - L’allevatore molte volte si può trovare smarrito
di fronte a tanti dati. Per gestire correttamente il
proprio allevamento deve iniziare ad utilizzarli e
interpretarli in modo corretto.
2.0 - Il benessere
Le vacche “felici” sono le più sane, più
fertili, più longeve, più produttive (quantità
e qualità) e quindi più efficienti con
soddisfazione, anche economica, dell’allevatore.
Indipendentemente da questi vantaggi,
esiste una direttiva comunitaria la
98/58 recepita con decreto, che regolamenta
il rispetto del benessere degli animali
da reddito. In questa direttiva vengono
stabiliti i doveri dell’allevatore nei confronti
degli animali che detiene e sono
indicati con discreta precisione le attenzioni
che egli deve avere: alimentazione,
personale, ricoveri ecc.. Secondo D. Sauvant
(1994) gli obiettivi delle produzioni
animali nel tempo possono essere così
elencati. Nel 1960 l’obiettivo principale
era la produzione, poi l’efficienza, la qualità
dei prodotti, l’ambiente. Intorno
all’anno 2000 si è iniziato con il benessere
animale, poi seguirà la traccabilità. La
posizione di quegli allevatori che altro
perseguono il massimo profitto, e ad ogni
costo, senza alcun rispetto per la natura e
per il benessere animale è certamente criticabile.
L’uomo, proprio perché in grado
di scelte autonome e intelligenti, ha il
dovere, di esercitare la sua superiorità
secondo la logica del custode della natura
e non del profittatore. Ne consegue che i
diritti degli animali discendono dai doveri
che gli uomini hanno nei confronti della
natura e, l’allevatore deve tenerne conto.
(foto 5)
Esistono un numero elevato di definizioni
di benessere animali, fra cui la più
nota è quella delle cinque libertà (Fawc,
1993), in pratica ogni animale dovrebbe
essere libero:
Da fame sete malnutrizione;
Da condizioni climatiche avverse;
Da dolore, ferite, malattie;
Di esprimere un comportamento
naturale;
Da paura e da stress eccessivo.
L’origine di tali traguardi per gli animali
è verosimilmente l’idealizzazione di
quanto si ritiene accadere in natura per gli
animali selvatici. La realtà, proprio in
natura, è ben diversa giacché esistono in
molti casi difficoltà a trovare alimenti,
acqua, e difendersi dai parassiti. Se ne
deduce che la differenza genetica, l’esperienza
maturata, può modificare sostanzialmente
la risposta al medesimo stimolo
stressante e possono esserci animali felici e
animali che soffrono.
Vi sono diverse modalità per valutare
lo stato di benessere delle bovine:
Un approccio basato sulle sensazioni
degli animali (dolore, sofferenza, piacere,
eccetera..), ma non è certo da utilizzare
nella pratica; (foto 6)
Un approccio di tipo funzionale, vale a
dire basato sulla buon’espressione delle
principali funzioni biologiche .

LA SECONDA PARTE

trale rinsanguato con il “ceppo americano
“Brown Swiss. La bruna alpina è entrata
in Italia nel sedicesimo secolo, ma solo nel
1850 trova espansione nelle vallate alpine,
fino ad arrivare nelle grandi cascine lombarde.
(foto 3)
La selezione dei bovini di razza Bruna
ha come obiettivo la produzione di soggetti
di buona mole, statura e peso, di
costituzione robusta e corretta conformazione,
precoci per sviluppo e produttività,
fecondi e longevi, di buona nevrilità, con
attitudine ad elevate e costante produzione
di latte ad alto titolo di grasso e proteine,
in grado di fornire convenienti produzioni
di carne, dotati d’alto potere d’assimilazione
per lo sfruttamento di tutti i
foraggi aziendali. In condizioni d’allevamento
normale, la vacca Bruna può produrre
oltre 80 quintali di latte a lattazione
di 305 giorni, con oltre il 3,90% di grasso
e 3,35 di proteine, con presenza di proteine
di qualità, la k-caseina BB. Una
caratteristica che consente alla razza d’essere
competitiva nel panorama nazionale,
oltre alla qualità del latte è la sua longevità.
Tra i principali obiettivi di selezione
che un allevatore di brune deve porsi è
scegliere riproduttori con ottime caratteristiche
di mungibilità.
Jersey. La razza Jersey, in Italia, ha origini
dall’importazione di un nucleo d’animali
dalla Danimarca nel 1987. (foto 4)
L’interesse verso questi animali nasce
dalle particolari qualità del loro latte, che
ha suscitato e suscita, in misura sempre
maggiore, l’interesse dell’industria. Il latte
Jersey consente rese più alte rispetto a
quello d’altre razze maggiormente allevate,
avendo un maggiore e migliore contenuto
in materia utile.
Gli animali dimostrano un’eccezionale
noncuranza a condizioni ambientali climatiche
umide e ventose, non soffrono
l’allevamento in compagnia d’altre razze,
si adattano facilmente alle nuove tecnologie,
ed hanno attitudini alla rusticità del
pascolo anche in montagna. La Jersey è
entrata nella realtà zootecnica italiana di
buona parte delle regioni italiane, sia in
stalle di solo Jersey, sia come “additivo
grasso – proteine” in allevamenti d’altre
razze con problemi di titoli, soprattutto di
Frisone. La produzione media delle Jersey,
in Italia, può raggiungere i 50 quintali a
lattazione di latte con oltre il 5,80 % di
grasso e 4,20% di proteine.
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Foto 3 Qualità

COME SI ALLEVANO I VITELLI


cretizza nello stato di salute, nella fertilità,
nella longevità, nella mancanza di comportamenti
anomali, in sostanza anche in
una buona produttività (per quantità e
qualità).
Un approccio rivolto a comparare la
realtà con la situazione naturale degli animali.
Un approccio dal più ritenuto rispondente
è quello di valutare:
L’allevamento nel suo complesso:
microclima, edifici, attrezzature, management,
ecc in rapporto alle migliori esigenze
degli animali;
All’alimentazione, vista in termini tali
da coprire le esigenze delle diverse categorie
d’animali senza comprometterne lo
stato di salute;
All’animale stesso e in particolare al
suo aspetto (pelo, stato d’ingrassamento,
presenza di ferite, eccetera), alla diffusione
delle malattie, o anomalie metaboliche,
alla fertilità, alla quantità e qualità del latte,
al comportamento generale (timoroso,
se lecca inutilmente, se rumina, se è
assonnato.
3.0 - La gestione dell’allevamento
L’allevamento delle vacche da latte è
senza dubbio una delle attività più difficili
che oggi si possono intraprendere. L’allevatore
in diversi casi è contemporaneamente,
agricoltore, imprenditore, operaio,
… e deve affrontare ogni giorno problemi
d’organizzazione del lavoro, di scelte tecniche
agronomiche, di commercializzazione
dei prodotti rapporti con i fornitori
e con enti pubblici. Se, non ha una profonda
passione per il proprio lavoro, e,
non unisce la volontà a migliorare applicando
le tecniche della gestione più corrette,
difficilmente riuscirà ad ottenere
un’impresa zootecnica veramente valida,
al passo coi tempi e in grado di permettere
un utile economico. (foto 7)
E’ convinzione comune di diversi allevatori
che l’alimentazione delle vacche sia
il fattore principale sia fa la differenza tra
una azienda con produzioni per capo elevate
rispetto agli altri. L’alimentazione è
importante, ma non bisogna sottovalutare
gli aspetti della gestione della riproduzione
e produzione. La gestione e organizzazione
della riproduzione di un allevamento
di vacche da latte, l’allevatore può
intervenire, può, fare scelte adeguate alle
necessità dell’allevamento in base al clima,
alla stagione, di conseguenza può intervenire
sulla produttività dell’allevamento e
di conseguenza sulla redditività.
Compito dell’allevatore di vacche da
latte per gestire correttamente l’allevamento
è riuscire ad ottenere le maggiori
produzioni, nella sua realtà aziendale con
il minor sforzo economico. Visto che l’allevamento
è costituito da animali dove
ognuno di loro ha una propria biologia,
una propria genetica, una propria morfologia,
una propria individualità, una propria
fisiologia, compito dell’allevatore è di
ottenere il massimo da ognuna delle sue
vacche. Per ottenere questo è importante
conoscere ciò che avviene in azienda e
tentare di prevedere cosa potrà avvenire
nel breve e medio termine. Diventa indispensabile
una corretta registrazione dei
dati con sistemi attendibili di archiviazioni
ed elaborazioni dove sia possibile effettuare
previsioni sia a breve sia medio e
lungo termine attendibili.
Con i dati di previsioni attendibili, a
disposizione, è possibile fare scelte aziendali,
agronomiche, e di mercato consone
all’azienda. Nell’allevamento di vacche da
latte non è possibile improvvisare. Tutto
deve essere programmato. Chi ha provato
ad avventurarsi in improvvisazioni, si trovato
con problemi e difficoltà.
4.0 - L’autocontrollo
La produzione del latte in Italia ha vissuto
nell’ultimo decennio importanti
cambiamenti che ha coinvolto l’azienda
agricola talvolta in modo talmente radica-
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Alta Qualità
Foto 7 - L’allevatore molte volte si può trovare smarrito
di fronte a tanti dati. Per gestire correttamente il
proprio allevamento deve iniziare ad utilizzarli e
interpretarli in modo corretto.