domenica 31 ottobre 2010

l'alimentazione bovina coretta





Indubbiamente dei problemi zootecnici, relativamente al carattere latte, l'alimentazione ha un ruolo di primaria importanza.  Nei bovini è stato accertato che essa influisce sulla manifestazione del carattere per circa il 90%; infatti, l’acquisto di soggetti di elevato valore genetico rappresenta uno spreco se questi animali non vengono posti nelle migliori condizioni di allevamento e in particolare, se non vengono alimentati in modo razionale.  Alimentazione intesa non solo come quantitativo di alimenti da somministrare, loro composizione chimica, ma anche le modalità di somministrazione e lo stato fisico degli alimenti.  Gli errori alimentari si ripercuotono non soltanto sulla produttività ma anche sulla salute dei soggetti allevati e conseguentemente sull’economia aziendale. La bovina da latte reagisce rapidamente ad un errore alimentare come ad esempio una insufficiente razione, pertanto, si consiglia,  onde evitare sensibili perdite in produzione, di tenere alto il livello nutritivo della razione in proporzione alla produzione lattea.  Altro aspetto da non trascurare sono i costi di produzione ove l’alimentazione incide per circa il 60 – 80%, si rende necessario coltivare essenze foraggere a più bassi costi operando le  giuste scelte a seconda della zona di produzione, formulare giuste diete evitando lo spreco, quindi è indispensabile il ruolo di tecnici specializzati (agronomi, zoonomi, periti agrari) nello staff dirigenziale delle aziende zootecniche.    
Da quanto detto emerge che l’alimentazione:
a - Esalta la capacità produttiva degli animali.
b - Da essa dipende lo stato sanitario e la prevenzione delle malattie.
c - E' fattore economico delle produzioni zootecniche.
Per quanto riguarda il primo aspetto è sottinteso che l'organismo aumenta di peso, si sviluppa, in virtù della moltiplicazione cellulare e di differenziazione cellulare, che sono il risultato finale dell'assimilazione delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. L' influenza dell'alimentazione sulle caratteristiche morfo-funzionali degli animali sono visibili quando si osservano individui appartenenti alla stessa razza ma che vivono in ambienti differenti, alimentati in modo diverso. Gli animali iponutriti hanno sviluppo corporeo stentato, mole ridotta. Da ciò emerge che la razione alimentare deve essere bilanciata e deve contenere tutte le sostanze nutritive in giuste dosi (proteine, grassi, zuccheri, sostanze minerali, vitamine, sostanza secca).   
A parte i danni da carenze alimentari, diverse sono le disfunzioni quando si sbaglia  dieta con ripercussioni negative sul bilancio aziendale; infatti, somministrando foraggi deteriorati, oppure  razione con  insufficiente  contenuto energetico e  elevato contenuto lipidico, si può verificare la Chetosi o Acetonemia, che può arrecare seri danni al fegato dell'animale,  talvolta la morte. 
La chetosi insorge quando nel sangue si modifica il rapporto tra glucosio e gruppi chetonici (acido acetacetico, acetone, acido idrossibutirrico) con una riduzione del primo ed un aumento dei secondi. Il momento critico è il post parto quando la bovina depaupera se stessa consumando i grassi di riserva con formazione dell’Acetil Coenzima A che in questi casi può dare origine a corpi chetonici. Per prevenire la dismetabolia  occorre somministrare foraggi ricchi di fibra  grezza, arricchire la razione alimentare  con sostanze energetiche, proteine e vitamine, nei casi più gravi far ricorso al  veterinario e sospendere  la mungitura. 



gli auguri piu' sinceri

auguri è buone feste a tutti

sabato 30 ottobre 2010

IL BILANCIO AZIENDALE

IL BILANCIO AZIENDALE  COME SI FA' A SUPERARLO?
 AUMETANDO I NUMERI DI CAPI  DI BESTIAME E' BILANCIANDO LE SPESE  COMMERCIALI ,VENDENDO COSI IL LATTE PRODOTTO DELLE NOSTRE VACCHE DA LATTE.
IL LATTE CHE PRODUCONO DALLE NOSTRE VACCHE NON SI RIESCE AD ANDARE AVANTI PERCHE'  IL COSTO DELLA VENDITA è TROPPO BASSO è NON COPRE PIU LE SPESE FAMIGLIARI.ECCOLO QUI IL NOSTRO LATTE.....MUUUUUU

la razza italiana piu diffusa ela fisonaaaaaaaaa

cretizza nello stato di salute, nella fertilità,
nella longevità, nella mancanza di comportamenti
anomali, in sostanza anche in
una buona produttività (per quantità e
qualità).
Un approccio rivolto a comparare la
realtà con la situazione naturale degli animali.
Un approccio dal più ritenuto rispondente
è quello di valutare:
L’allevamento nel suo complesso:
microclima, edifici, attrezzature, management,
ecc in rapporto alle migliori esigenze
degli animali;
All’alimentazione, vista in termini tali
da coprire le esigenze delle diverse categorie
d’animali senza comprometterne lo
stato di salute;
All’animale stesso e in particolare al
suo aspetto (pelo, stato d’ingrassamento,
presenza di ferite, eccetera), alla diffusione
delle malattie, o anomalie metaboliche,
alla fertilità, alla quantità e qualità del latte,
al comportamento generale (timoroso,
se lecca inutilmente, se rumina, se è
assonnato.
3.0 - La gestione dell’allevamento
L’allevamento delle vacche da latte è
senza dubbio una delle attività più difficili
che oggi si possono intraprendere. L’allevatore
in diversi casi è contemporaneamente,
agricoltore, imprenditore, operaio,
… e deve affrontare ogni giorno problemi
d’organizzazione del lavoro, di scelte tecniche
agronomiche, di commercializzazione
dei prodotti rapporti con i fornitori
e con enti pubblici. Se, non ha una profonda
passione per il proprio lavoro, e,
non unisce la volontà a migliorare applicando
le tecniche della gestione più corrette,
difficilmente riuscirà ad ottenere
un’impresa zootecnica veramente valida,
al passo coi tempi e in grado di permettere
un utile economico. (foto 7)
E’ convinzione comune di diversi allevatori
che l’alimentazione delle vacche sia
il fattore principale sia fa la differenza tra
una azienda con produzioni per capo elevate
rispetto agli altri. L’alimentazione è
importante, ma non bisogna sottovalutare
gli aspetti della gestione della riproduzione
e produzione. La gestione e organizzazione
della riproduzione di un allevamento
di vacche da latte, l’allevatore può
intervenire, può, fare scelte adeguate alle
necessità dell’allevamento in base al clima,
alla stagione, di conseguenza può intervenire
sulla produttività dell’allevamento e
di conseguenza sulla redditività.
Compito dell’allevatore di vacche da
latte per gestire correttamente l’allevamento
è riuscire ad ottenere le maggiori
produzioni, nella sua realtà aziendale con
il minor sforzo economico. Visto che l’allevamento
è costituito da animali dove
ognuno di loro ha una propria biologia,
una propria genetica, una propria morfologia,
una propria individualità, una propria
fisiologia, compito dell’allevatore è di
ottenere il massimo da ognuna delle sue
vacche. Per ottenere questo è importante
conoscere ciò che avviene in azienda e
tentare di prevedere cosa potrà avvenire
nel breve e medio termine. Diventa indispensabile
una corretta registrazione dei
dati con sistemi attendibili di archiviazioni
ed elaborazioni dove sia possibile effettuare
previsioni sia a breve sia medio e
lungo termine attendibili.
Con i dati di previsioni attendibili, a
disposizione, è possibile fare scelte aziendali,
agronomiche, e di mercato consone
all’azienda. Nell’allevamento di vacche da
latte non è possibile improvvisare. Tutto
deve essere programmato. Chi ha provato
ad avventurarsi in improvvisazioni, si trovato
con problemi e difficoltà.
4.0 - L’autocontrollo
La produzione del latte in Italia ha vissuto
nell’ultimo decennio importanti
cambiamenti che ha coinvolto l’azienda
agricola talvolta in modo talmente radica-
84
Alta Qualità
Foto 7 - L’allevatore molte volte si può trovare smarrito
di fronte a tanti dati. Per gestire correttamente il
proprio allevamento deve iniziare ad utilizzarli e
interpretarli in modo corretto.
2.0 - Il benessere
Le vacche “felici” sono le più sane, più
fertili, più longeve, più produttive (quantità
e qualità) e quindi più efficienti con
soddisfazione, anche economica, dell’allevatore.
Indipendentemente da questi vantaggi,
esiste una direttiva comunitaria la
98/58 recepita con decreto, che regolamenta
il rispetto del benessere degli animali
da reddito. In questa direttiva vengono
stabiliti i doveri dell’allevatore nei confronti
degli animali che detiene e sono
indicati con discreta precisione le attenzioni
che egli deve avere: alimentazione,
personale, ricoveri ecc.. Secondo D. Sauvant
(1994) gli obiettivi delle produzioni
animali nel tempo possono essere così
elencati. Nel 1960 l’obiettivo principale
era la produzione, poi l’efficienza, la qualità
dei prodotti, l’ambiente. Intorno
all’anno 2000 si è iniziato con il benessere
animale, poi seguirà la traccabilità. La
posizione di quegli allevatori che altro
perseguono il massimo profitto, e ad ogni
costo, senza alcun rispetto per la natura e
per il benessere animale è certamente criticabile.
L’uomo, proprio perché in grado
di scelte autonome e intelligenti, ha il
dovere, di esercitare la sua superiorità
secondo la logica del custode della natura
e non del profittatore. Ne consegue che i
diritti degli animali discendono dai doveri
che gli uomini hanno nei confronti della
natura e, l’allevatore deve tenerne conto.
(foto 5)
Esistono un numero elevato di definizioni
di benessere animali, fra cui la più
nota è quella delle cinque libertà (Fawc,
1993), in pratica ogni animale dovrebbe
essere libero:
Da fame sete malnutrizione;
Da condizioni climatiche avverse;
Da dolore, ferite, malattie;
Di esprimere un comportamento
naturale;
Da paura e da stress eccessivo.
L’origine di tali traguardi per gli animali
è verosimilmente l’idealizzazione di
quanto si ritiene accadere in natura per gli
animali selvatici. La realtà, proprio in
natura, è ben diversa giacché esistono in
molti casi difficoltà a trovare alimenti,
acqua, e difendersi dai parassiti. Se ne
deduce che la differenza genetica, l’esperienza
maturata, può modificare sostanzialmente
la risposta al medesimo stimolo
stressante e possono esserci animali felici e
animali che soffrono.
Vi sono diverse modalità per valutare
lo stato di benessere delle bovine:
Un approccio basato sulle sensazioni
degli animali (dolore, sofferenza, piacere,
eccetera..), ma non è certo da utilizzare
nella pratica; (foto 6)
Un approccio di tipo funzionale, vale a
dire basato sulla buon’espressione delle
principali funzioni biologiche .

LA SECONDA PARTE

trale rinsanguato con il “ceppo americano
“Brown Swiss. La bruna alpina è entrata
in Italia nel sedicesimo secolo, ma solo nel
1850 trova espansione nelle vallate alpine,
fino ad arrivare nelle grandi cascine lombarde.
(foto 3)
La selezione dei bovini di razza Bruna
ha come obiettivo la produzione di soggetti
di buona mole, statura e peso, di
costituzione robusta e corretta conformazione,
precoci per sviluppo e produttività,
fecondi e longevi, di buona nevrilità, con
attitudine ad elevate e costante produzione
di latte ad alto titolo di grasso e proteine,
in grado di fornire convenienti produzioni
di carne, dotati d’alto potere d’assimilazione
per lo sfruttamento di tutti i
foraggi aziendali. In condizioni d’allevamento
normale, la vacca Bruna può produrre
oltre 80 quintali di latte a lattazione
di 305 giorni, con oltre il 3,90% di grasso
e 3,35 di proteine, con presenza di proteine
di qualità, la k-caseina BB. Una
caratteristica che consente alla razza d’essere
competitiva nel panorama nazionale,
oltre alla qualità del latte è la sua longevità.
Tra i principali obiettivi di selezione
che un allevatore di brune deve porsi è
scegliere riproduttori con ottime caratteristiche
di mungibilità.
Jersey. La razza Jersey, in Italia, ha origini
dall’importazione di un nucleo d’animali
dalla Danimarca nel 1987. (foto 4)
L’interesse verso questi animali nasce
dalle particolari qualità del loro latte, che
ha suscitato e suscita, in misura sempre
maggiore, l’interesse dell’industria. Il latte
Jersey consente rese più alte rispetto a
quello d’altre razze maggiormente allevate,
avendo un maggiore e migliore contenuto
in materia utile.
Gli animali dimostrano un’eccezionale
noncuranza a condizioni ambientali climatiche
umide e ventose, non soffrono
l’allevamento in compagnia d’altre razze,
si adattano facilmente alle nuove tecnologie,
ed hanno attitudini alla rusticità del
pascolo anche in montagna. La Jersey è
entrata nella realtà zootecnica italiana di
buona parte delle regioni italiane, sia in
stalle di solo Jersey, sia come “additivo
grasso – proteine” in allevamenti d’altre
razze con problemi di titoli, soprattutto di
Frisone. La produzione media delle Jersey,
in Italia, può raggiungere i 50 quintali a
lattazione di latte con oltre il 5,80 % di
grasso e 4,20% di proteine.
82


Foto 3 Qualità

COME SI ALLEVANO I VITELLI


cretizza nello stato di salute, nella fertilità,
nella longevità, nella mancanza di comportamenti
anomali, in sostanza anche in
una buona produttività (per quantità e
qualità).
Un approccio rivolto a comparare la
realtà con la situazione naturale degli animali.
Un approccio dal più ritenuto rispondente
è quello di valutare:
L’allevamento nel suo complesso:
microclima, edifici, attrezzature, management,
ecc in rapporto alle migliori esigenze
degli animali;
All’alimentazione, vista in termini tali
da coprire le esigenze delle diverse categorie
d’animali senza comprometterne lo
stato di salute;
All’animale stesso e in particolare al
suo aspetto (pelo, stato d’ingrassamento,
presenza di ferite, eccetera), alla diffusione
delle malattie, o anomalie metaboliche,
alla fertilità, alla quantità e qualità del latte,
al comportamento generale (timoroso,
se lecca inutilmente, se rumina, se è
assonnato.
3.0 - La gestione dell’allevamento
L’allevamento delle vacche da latte è
senza dubbio una delle attività più difficili
che oggi si possono intraprendere. L’allevatore
in diversi casi è contemporaneamente,
agricoltore, imprenditore, operaio,
… e deve affrontare ogni giorno problemi
d’organizzazione del lavoro, di scelte tecniche
agronomiche, di commercializzazione
dei prodotti rapporti con i fornitori
e con enti pubblici. Se, non ha una profonda
passione per il proprio lavoro, e,
non unisce la volontà a migliorare applicando
le tecniche della gestione più corrette,
difficilmente riuscirà ad ottenere
un’impresa zootecnica veramente valida,
al passo coi tempi e in grado di permettere
un utile economico. (foto 7)
E’ convinzione comune di diversi allevatori
che l’alimentazione delle vacche sia
il fattore principale sia fa la differenza tra
una azienda con produzioni per capo elevate
rispetto agli altri. L’alimentazione è
importante, ma non bisogna sottovalutare
gli aspetti della gestione della riproduzione
e produzione. La gestione e organizzazione
della riproduzione di un allevamento
di vacche da latte, l’allevatore può
intervenire, può, fare scelte adeguate alle
necessità dell’allevamento in base al clima,
alla stagione, di conseguenza può intervenire
sulla produttività dell’allevamento e
di conseguenza sulla redditività.
Compito dell’allevatore di vacche da
latte per gestire correttamente l’allevamento
è riuscire ad ottenere le maggiori
produzioni, nella sua realtà aziendale con
il minor sforzo economico. Visto che l’allevamento
è costituito da animali dove
ognuno di loro ha una propria biologia,
una propria genetica, una propria morfologia,
una propria individualità, una propria
fisiologia, compito dell’allevatore è di
ottenere il massimo da ognuna delle sue
vacche. Per ottenere questo è importante
conoscere ciò che avviene in azienda e
tentare di prevedere cosa potrà avvenire
nel breve e medio termine. Diventa indispensabile
una corretta registrazione dei
dati con sistemi attendibili di archiviazioni
ed elaborazioni dove sia possibile effettuare
previsioni sia a breve sia medio e
lungo termine attendibili.
Con i dati di previsioni attendibili, a
disposizione, è possibile fare scelte aziendali,
agronomiche, e di mercato consone
all’azienda. Nell’allevamento di vacche da
latte non è possibile improvvisare. Tutto
deve essere programmato. Chi ha provato
ad avventurarsi in improvvisazioni, si trovato
con problemi e difficoltà.
4.0 - L’autocontrollo
La produzione del latte in Italia ha vissuto
nell’ultimo decennio importanti
cambiamenti che ha coinvolto l’azienda
agricola talvolta in modo talmente radica-
84
Alta Qualità
Foto 7 - L’allevatore molte volte si può trovare smarrito
di fronte a tanti dati. Per gestire correttamente il
proprio allevamento deve iniziare ad utilizzarli e
interpretarli in modo corretto.