mercoledì 16 febbraio 2011

Igiene Zootecnica

Igiene Zootecnica
L'importanza di poter controllare in qualsiasi momento le condizioni sanitarie tanto degli
animali allo stato libero che di quelli in allevamento è evidentemente del più grande interesse.
Mentre l'attuazione sistematica di talune misure profilattiche abbastanza semplici e l'uso di
gabbie adatte consentono di evitare al novanta per cento le epidemie negli allevamenti e
sono alla portata di tutti, l'accertamento diagnostico dei casi sospetti di malattia  dovrebbe
sempre essere affidato a un professionista. Ci si potrebbe chiedere, allora, a cosa possa
servire questo capitolo, dato che è evidente che nessuno potrebbe concentrare in poche
pagine tutta la vasta mole di conoscenze necessarie per un serio controllo sanitario. Tuttavia
riteniamo che tutti coloro che hanno responsabilità di gestione faunistica debbano avere
alcune informazioni su questi argomenti. In linea generale, infatti, i veterinari, anche quando
sono professionalmente molto capaci per quanto riguarda gli animali domestici, non hanno
esperienza per quanto riguarda la selvaggina. Questo è dovuto al fatto che solo da pochi
anni si sono cominciate a studiare approfonditamente le malattie di questi animali e sono
sorte società che si occupano di questi problemi. Non ci sono quindi molte opere a loro
disposizione per la consultazione in cui siano ricordate le malattie che dagli animali domestici
possono trasmettersi a quelli selvatici e, meno ancora, quelle che sono esclusive della
selvaggina. Peraltro alcune delle malattie che possono produrre seri danni negli allevamenti
sono banali malattie del bestiame, che talora assumono negli animali selvatici un andamento
particolarmente acuto e grave. Un elenco delle malattie più importanti sotto l'aspetto
epidemiologico può quindi essere utile per indirizzare gli accertamenti del veterinario, mentre
qualche cenno di tecnica delle autopsie può consentire anche al dilettante di raccogliere i dati
e il materiale che sono necessari al professionista per stabilire la diagnosi.
Vi è un classico motto inglese che dice «The healthy animal is up and doing» cioè
«L'animale sano è in piedi ed è occupato in qualcosa». Questa massima esprime una
profonda verità tanto sugli uomini che sugli animali selvatici, e tuttavia si deve notare che in
generale la maggior parte degli animali selvatici, quando vengano esaminati con molta cura,
risulta affetta da qualche parassita e spesso da più di uno. In realtà anche questi animali
devono essere considerati «sani», così come sono sani tutti gli uomini che vanno a spasso
per la nostra città, anche se, per esempio, quando andassimo a fare un esame batteriologico
della loro saliva, troveremmo che ospitano un piccolo giardino zoologico (o meglio
botanico) di batteri, anche altamente patogeni.
Negli accertamenti diagnostici non ci si deve arrestare al primo possibile agente patogeno
identificato, ma occorre condurre esami completi e soprattutto vedere se la sintomatologia
presentata dall'animale prima della morte si accorda con la supposta  causa della malattia.
Occorre d'altronde tener presente che spesso, subito dopo la morte, gli agenti che l'hanno
causata spesso non sono più rintracciabili. Ciò è soprattutto frequente quando si tratta di
malattie causate da virus o da batteri che non resistono a lungo su tessuti morti; è quindi
importante, nel caso che l'animale malato sia osservato prima della morte, annotare
accuratamente il suo atteggiamento.

domenica 6 febbraio 2011

LO SVEZZAMENTO

Lo svezzamento rappresenta una delle fasi più delicate e importanti per la futura carriera produttiva.
Tuttavia ancora oggi molte aziende lamentano indici di mortalità elevati, problemi sanitari, difficoltà nel passaggio alimentare da liquido (latte) a solido, fieno e mangime, problemi gestionali di varia natura, scarse performance nel periodo "manza", ritardi alla prima fecondazione ecc. ecc.
Cima diffonde da 20 anni una filosofia legata non semplicemente al prodotto, ma a tutto un sistema alimentare fatto di tante componenti, non ultima l'uomo, che ruota attorno a una figura centrale di massima importanza: il vitello.

Questo elemento centrale nell'allevamento bovino ha bisogno di essere correttamente valutato e inserito in un programma di investimento sul quale si basa la sopravvivenza stessa dell'attività.
Una buona vitella sarà un'ottima vacca: 
il Sistema CIMA pensa soprattutto a questo.

Nelle sezioni "
Svezzamento" presentiamo i componenti di tipo alimentare, per vitelli bovini e bufalini, da Starter Zero Acido (Il primo, Il migliore) a Starter B e i loro derivati.

Nella sezione "
Complementi" sono presenti i componenti "meccanici" del Sistema CIMA, ad esempio la rivoluzionaria Lactamatic, oltre ai prodotti di supporto (Scout!, Hydrostart).

Nei "
Quaderni CIMA" sono a vostra disposizione una serie di dati tecnici relativi allo svezzamento bovino e ai suoi obiettivi salienti.


vitello_beve

L'ALIMENTAZIONE

Indubbiamente dei problemi zootecnici, relativamente al carattere latte, l'alimentazione ha un ruolo di primaria importanza.  Nei bovini è stato accertato che essa influisce sulla manifestazione del carattere per circa il 90%; infatti, l’acquisto di soggetti di elevato valore genetico rappresenta uno spreco se questi animali non vengono posti nelle migliori condizioni di allevamento e in particolare, se non vengono alimentati in modo razionale.  Alimentazione intesa non solo come quantitativo di alimenti da somministrare, loro composizione chimica, ma anche le modalità di somministrazione e lo stato fisico degli alimenti.  Gli errori alimentari si ripercuotono non soltanto sulla produttività ma anche sulla salute dei soggetti allevati e conseguentemente sull’economia aziendale. La bovina da latte reagisce rapidamente ad un errore alimentare come ad esempio una insufficiente razione, pertanto, si consiglia,  onde evitare sensibili perdite in produzione, di tenere alto il livello nutritivo della razione in proporzione alla produzione lattea.  Altro aspetto da non trascurare sono i costi di produzione ove l’alimentazione incide per circa il 60 – 80%, si rende necessario coltivare essenze foraggere a più bassi costi operando le  giuste scelte a seconda della zona di produzione, formulare giuste diete evitando lo spreco, quindi è indispensabile il ruolo di tecnici specializzati (agronomi, zoonomi, periti agrari) nello staff dirigenziale delle aziende zootecniche.   
Da quanto detto emerge che l’alimentazione:
a - Esalta la capacità produttiva degli animali.
b - Da essa dipende lo stato sanitario e la prevenzione delle malattie.
c - E' fattore economico delle produzioni zootecniche.
Per quanto riguarda il primo aspetto è sottinteso che l'organismo aumenta di peso, si sviluppa, in virtù della moltiplicazione cellulare e di differenziazione cellulare, che sono il risultato finale dell'assimilazione delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. L' influenza dell'alimentazione sulle caratteristiche morfo-funzionali degli animali sono visibili quando si osservano individui appartenenti alla stessa razza ma che vivono in ambienti differenti, alimentati in modo diverso. Gli animali iponutriti hanno sviluppo corporeo stentato, mole ridotta. Da ciò emerge che la razione alimentare deve essere bilanciata e deve contenere tutte le sostanze nutritive in giuste dosi (proteine, grassi, zuccheri, sostanze minerali, vitamine, sostanza secca).  
A parte i danni da carenze alimentari, diverse sono le disfunzioni quando si sbaglia  dieta con ripercussioni negative sul bilancio aziendale; infatti, somministrando foraggi deteriorati, oppure  razione con  insufficiente  contenuto energetico e  elevato contenuto lipidico, si può verificare la Chetosi o Acetonemia, che può arrecare seri danni al fegato dell'animale,  talvolta la morte.
La chetosi insorge quando nel sangue si modifica il rapporto tra glucosio e gruppi chetonici (acido acetacetico, acetone, acido idrossibutirrico) con una riduzione del primo ed un aumento dei secondi. Il momento critico è il post parto quando la bovina depaupera se stessa consumando i grassi di riserva con formazione dell’Acetil Coenzima A che in questi casi può dare origine a corpi chetonici. Per prevenire la dismetabolia  occorre somministrare foraggi ricchi di fibra  grezza, arricchire la razione alimentare  con sostanze energetiche, proteine e vitamine, nei casi più gravi far ricorso al  veterinario e sospendere  la mungitura.
Altra alterazione causata da eccessiva somministrazione di alimenti ricchi di carboidrati è l'acidosi ruminale, la dismetabolia comporta abbassamento del pH che in condizioni normali è prossimo alla neutralità, ciò si verifica quando l’alimentazione è bilanciata cioè quando si somministrano il 50% di foraggi grossolani a fibra lunga e 50% di mangimi concentrati. Condizioni queste che  favoriscono la produzione di saliva ricca di bicarbonato di sodio che funge da tampone. Quindi, se si eccede in mangimi concentrati, si ha un aumento di acidi: propionico, butirrico e lattico ed una diminuzione dell’acido acetico, si verifica inoltre la liberazione nei prestomaci di ammine con possibili danni epatici.
I primi sintomi si verificano a distanza di qualche giorno dall’ingestione di grosse quantità di mangimi concentrati, la bovina rifiuta il cibo, l’attività ruminale si blocca per l’impossibilità dei batteri simbionti di moltiplicarsi a questi valori di pH, la produzione di latte si arresta, se non si interviene si può avere morte dell’animale, necessario in tal caso l’intervento del veterinario.  
Fabbisogni  Alimentari Premessa fondamentale per un allevamento redditizio sono una spiccata produzione e un’elevata fertilità, queste esigenze sono compatibili quando le bovine vengono alimentate in funzione delle loro capacità produttive con diete bilanciate corrispondenti al loro potenziale genetico; è noto che  l’animale utilizza le sostanze nutritive della razione:
• in primis per il mantenimento delle funzioni fisiologiche essenziali
• in secundis per la produzione del latte
• dulcis in fundo per l’attività riproduttiva.
Perciò in un piano alimentare si deve distinguere il fabbisogno di mantenimento e il fabbisogno di produzione.
Nel calcolo della razione alimentare vanno considerati i seguenti parametri:
- Fabbisogni energetici espressi in UF                                                       
- Fabbisogni proteici espressi in gr di PD – PG
- Fabbisogni di vitamine espressi in mgr
- Sali minerali  espressi in gr
- Fabbisogni di sostanza secca, cioè il giusto volume della razione, espressi in kg.
Gli alimenti devono coprire il fabbisogno giornaliero di energia e devono altresì fornire all'organismo le sostanze indispensabili alla sintesi di nuova materia vivente: crescita, mantenimento, produzioni, reintegro tessuti usurati.
La composizione della dieta presenta un duplice aspetto:
qualitativo delle sostanze che in essa devono esser presenti: protidi, glucidi, lipidi, vitamine, acqua e sali minerali
quantitativo delle calorie totali e della quantità totale dei diversi componenti essendo dimostrato l'impossibilità che tutte le calorie della dieta derivino da un solo tipo di sostanza.
Fabbisogno di protidi: Sono indispensabili per la crescita ed il mantenimento del peso corporeo in quanto apportano gli amminoacidi essenziali  si consiglia l'introduzione giornaliera pari  al 10 % delle calorie.
Fabbisogno di lipidi: L'assenza di lipidi nella dieta provoca disturbi dovuti alla mancanza di ac. grassi insaturi (linoleico, linolenico e arachidonico) e vit. liposolubili.  consigliato 20 % delle calorie totali
Fabbisogno di glucidi: I glucidi sono facilmente digeribili e assorbibili, rappresentano il combustibile di scelta per il lavoro muscolare e l'attività nervosa, favoriscono il trattenimento dell'acqua e dei sali nell'organismo, hanno una notevole azione di risparmio sui protidi dei tessuti riducendone il catabolismo. La quantità da introdurre con la dieta è correlata a quella degli altri costituenti (70% della dieta ca).
Metodo Scandinavo o delle Unità Foraggere
Il metodo prende in considerazione il valore nutritivo, espresso in UF, contenuto in un kg di granella di orzo, oppure in 2,5 kg di fieno di prato stabile ricco di Phleum pratense o coda di topo.  Il metodo fu modificato  nel 1978 in  Francia ove, per la prima volta,  furono considerate separatamente le UFL per la produzione del  latte, quelle  per la produzione della carne UFC e quelle per il mantenimento in vita del soggetto UFM.
I valori energetici delle unità foraggere modificate dai francesi sono quelli  sotto riportati:
UFL =  2.065 kcal  
UFC =  1.650 kcal  
UFM = 2.170 kcal  
Valore energetico delle sostanze organiche
 Sostanze
 kcal/gr
 kcal/kg
 Protidi
 4,1
4.100
 Glucidi
 4,1
4.100
 Lipidi
 9,3 (4,1 x 2,25)
9.300 
Razione di Mantenimento (funzioni fisiologiche)
1-Fabbisogni energetici
  (UF)
Bovini =  (0,7–0,75 UF/q) oppure (PV x  0.006) + 1.4
Suini  =  (1,1–1,5  UF/q)
Ovini  = (1,0 –1,2  UF/q)
2-Fabbisogni plastici  (Proteine  Grezze o Digeribili)
Bovini =  (70–80  g/q)
Suini  =  (70–120  g/q)
Ovini  =  (70–85  g/q)
3-Fabbisogni Sali minerali
Calcio    30 gr /5 q  PV - oppure  = 0,065 x Kg PV
Fosforo   25 gr /5 q PV - oppure  = 0,05 x Kg PV
4-Fabbisogni in vitamine   15–30 mgr/q
5-Fabbisogni in sostanza secca  (Alimento meno acqua) - 2,5–3,5%  del  PV
6-Acqua (ad libitum) mediamente 5,5–6 litri/Kg di SS  
I fabbisogni in UF si maggiorano del 10% in caso di stabulazione libera e del  20% per animali al pascolo. 
Razione di accrescimentoNella fase di crescita degli animali, che corrisponde all’età pre-pubere, il valore energetico della razione deve essere elevato rispetto al PV, il doppio, addirittura il  quadruplo  del fabbisogno di mantenimento.  Infatti, l’accrescimento è massimo fino all’età pubere dopo decresce fino alla maturità che corrisponde per i bovini 22-24 mesi, per i suini 15–16 mesi.  Per il fabbisogno proteico nei bovini  occorre somministrare fino a 230 – 250 g per kg di PV in più rispetto alla quota di mantenimento già definita. La razione alimentare sarà diversa a seconda della finalità del soggetto, per manze da rimonta una possibile razione potrebbe essere come quella riportata in tabella.
 
Gli alimenti ed i quantitativi potrebbero essere i seguenti: 4,5 kg di silomais, 1,5 kg di mangime concentrato, 1,5 kg di fieno di buon prato. Come mangime concentrato si può utilizzare un pellettato col 18% di proteine grezze e un contenuto di fibra grezza < al 10%.
Miscele adatte di concentrati potrebbero essere: 30% avena o orzo; 25% polpe secche di bietole; 25% farina di estrazione di soia; 20% grano; oppure 60% cereali, 20% fave; 20% farina di estrazione di soia.
Miscela per vitelli
Fabbisogni di ingrassoBovini adulti  0,5–1,3 UF/q di PV dell’animale in più rispetto al fabbisogno di  mantenimento; proteine digeribili (PD) 100–150 g/q. Nella prima fase di ingrasso occorrono fino a 3,5–4 UF/q PV per incrementare di un kg di peso vivo al giorno.
Nella seconda ed ultima fase di ingrasso (finissaggio) (animale pronto per il macello) è necessario incrementare il fabbisogno in unità foraggere fino ad arrivare  a 5–5,5 UF/q di PV.
Esempi di fabbisogni nutritivi per l’ingrasso dei vitelloni
 PV
PD 
 UF
 150
 140
 2
 300
 200
 3
 500
 300
 4,5
 600
 350
 5,5
Fabbisogni di produzione - Latte
UF  =  0,37–0,44/lt di latte
PD  =  80 g/lt
Ca  =  2,8–3 g/lt
P    =  2 g/lt
VIT =  20–25 mg
Un esempio di mangime per vacche da latte potrebbe essere il seguente:
- farina glutinata di mais, farina di medica disidratata, polpe essiccate di bietola, farina di grano, cruschello di frumento, farina di orzo,  panello di cocco, farina di estrazione di girasole, farina di estrazione di soia, melasso di bietola da zucchero, sali minerali. Il mangime deve contenere il 12% di umidità, 14,5% proteina grezza, 4,5% grassi grezzi, 14% di cellulosa grezza, 8% ceneri.
Razione di riproduzione e gravidanza
La giusta alimentazione nel periodo della asciutta consente alla vacca di affrontare il parto e la lattazione nelle migliori condizioni fisiologiche; la corretta alimentazione vitaminica e minerale minimizza le eventuali forme dismetaboliche ed esalta i parametri produttivi e riproduttivi della bovina, pertanto la bovina va alimentata nella giusta e razionale maniera per evitare i possibili danni futuri. In Asciutta si ipotizza una produzione fittizia di latte pari a 2 lt al giorno al 7° mese; 4 lt di latte al dì all’8°, e  6 lt al dì al 9° con le quantità  di fabbisogni energetici, proteine, sali minerali di cui sopra.